Viti vecchie, agricoltura biodinamica (certificata Demeter), aromaterapia, utilizzo del cavallo, microvinificazioni parcellari (36 parcelle!) e bassissimo dosaggio di solfiti tratteggiano una visione rigorosa, maniacale, terroirista al vino più famoso del mondo. Anni luce distante dal cosiddetto “stile Maison”.
Le viti di Benoît hanno un’età media di 40 anni e sono distribuite in grossa parte ad Ambonnay e residualmente a Bouzy: agli 8 ettari di proprietà se ne aggiungono poi altri di conferitori consolidati. La vinificazione parcellare portato ai 4 lieux dits per evidenziare come anche in Champagne oggi sia il terroir a marcare ineluttabilmente il liquido. Medesima la vinificazione: maturazione in legno per 9 mesi dei vin clair seguita da circa 4 anni di presa di spuma in bottiglia, nessuna aggiunta di solforosa e nessun dosaggio finale.
Accanto a Les Crayères, Le Parc e Les Bermonts, Benoît non nasconde di considerare La Grande Ruelle come una delle più raffinate vigne di Ambonnay, se non proprio la regina. Tirato a luglio 2013, degorgiato ad ottobre 2017, senza solfiti aggiunti e senza dosaggio, questo La Grande Ruelle 2012 è oro-verde brillante e al naso è un tripudio di vinosità fruttata, ribes, toast, biscotto McVitie's e mineralità. Il tutto con una intensità sussurrata ma infiltrante. Al palato, è uno Champagne strutturato che al peso importante associa una trama acido-sapida purissima e di grande bilanciamento. Perfetta antitesi del cocktail-wine, funziona a meraviglia su piatti importanti e ne ipotizziamo uno: uova strapazzate al tartufo. Solo 2481 le bottiglie prodotte. Buon per chi lo troverà a Modena Champagne domenica e lunedì prossimi.