Pensiero stupendo: Morgon Côte du Py 2016, Jean Foillard

Pensiero stupendo: Morgon Côte du Py 2016, Jean Foillard

Nelle ultime settimane è successo ripetutamente e in situazioni d’assaggio diverse quindi il caso merita attenzione. In mezzo a differenti batterie di vini si susseguono considerazioni di ogni genere su profumi, tannino, equilibrio ed armonia. Poi, a un certo punto, arriva nel bicchiere quel vino che ammutolisce tutti con una sensualità contagiosa: profumi nitidi, freschi, diretti e ammalianti, sorso saettante, fluido, scevro di ogni asperità, golosissimo, quasi conturbante e sicuramente peccaminoso.

La colpa è sempre sua: Morgon Côte du Py 2016, Jean Foillard.

Siamo nel Beaujolais, alle porte della Borgogna, quando nel 1982 un giovane Jean Foillard prende in mano l’azienda di famiglia – acquistando una casa in prossimità del famoso Côte du Py (vulcano spento) – con il sogno di portare le sue bottiglie in giro per il mondo. Il Beaujolais è patria dell’uva gamay e la tecnica più utilizzata, talvolta a sproposito, è la macerazione carbonica o, come nel caso di Foillard, semi-carbonica.

La macerazione semi-carbonica prevede invece che nella vasca, assieme ai grappoli interi, si trovi una certa quantità di liquido, esito o dello schiacciamento degli acini per il loro stesso peso o di uno starter appositamente preparato. Questo mosto inizia ben presto a fermentare e può essere usato per praticare dei rimontaggi, così che nello stesso ambiente coesistano la fermentazione intracellulare tipica della macerazione carbonica e un principio di alcolica classica.” (Giorgio Fogliani, Possibilia)

Ma la teoria è poca cosa finché non si ha nel bicchiere un vino come questo. Forse il modo peggiore per avvicinarsi ai Morgon perché partendo da un Côte du Py del genere la meraviglia generata sarà difficilmente eguagliabile. I profumi sono facili, ammiccanti quanto basta, vinosi, di frutta e caramelle dolci, gelatina alla fragola, fragola fresca e solo sul fondo cenere, camino spento. In bocca il vino è sferico, saporito, per nulla scorbutico, è una apoteosi di gusto che combina facilità e soddisfazione senza ostentazione. Non facile rendere meglio l’espressività a parole, per una volta vale la pena fidarsi.

Ultima nota sorprendente? Un impressionante potenziale di invecchiamento. Noi siamo arrivati ad assaggi degli anni ’80 ma c’è chi giura che…

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