Ma quindi il vino come è?
Rubino quasi granato molto trasparente.
Naso boschivo, funghi misti a cioccolato fondente misto a resina di pino, sandalo, crema di castagne e gelatina di ribes. Profumo cangiante, incolla al bicchiere, sprigiona tante cose diverse, non urla ma sussurra con una classe rara.
Il sorso è bello, fresco, dinamico, non magro e sicuramente non sovrappeso. Destinato a piacere agli amanti di Nebbiolo e Pinot Nero: ai primi per colore e controllo della scodata tannica finale, ai secondi per un mix di speziatura e leggiadria.
Insomma, il Faro di Bonavita si conferma ancora una volta per quello che è sempre stato nelle sue versioni migliori: un vino di bellezza e grazia rare, ingiustamente sottovalutato, dal timbro magico che non siamo troppo abituati a riconoscere ma, in fondo, chissenefrega. A volte basterebbe anzitutto conoscere.
Da una vigna ad alberello con viti che arrivano agli 80 anni, piantata su suoli ricchi di argilla e tufi calcarei: 60% Nerello Mascalese, 30% Nerello Cappuccio, 10% Nocera. Macerazione sulle bucce da 20 a 40 giorni a seconda dell’annata, maturazione di circa 24 mesi per metà in tini tronco conici di rovere da 30 hl e per metà in cemento, con almeno sei mesi in bottiglia prima della commercializzazione.
Ve lo diciamo senza eccedere in trionfalismi:
il Faro 2020 di Bonavita è CLA-MO-RO-SO.
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