[NEW] Un fuoriclasse (Belrespiro 2021 di Stefano Zoli)

[NEW] Un fuoriclasse (Belrespiro 2021 di Stefano Zoli)

 

Poche idee, molto chiare.

 

Rari, rarissimi i produttori che puntano tutto su una uva. 
All'estremo con un vino solo. Qualche volta con due.

 

Ti giochi tutto restringendo infinitamente il campo: quando lavori dieci uve e fai venti etichette, per la legge dei grandi numeri, un vino tra i tanti che piaccia a chiunque si trova.

 

Questo è tutto un altro campionato.

Servono però 3 elementi che spesso non sussistono contemporaneamente: UNA grande UVA, UN grande LUOGO e UN grande INTERPRETE.

 

E nonostante questo, il risultato deve poi essere all'altezza e farsi largo nel marasma delle migliaia di vini prodotti.

Partiamo dalla fine: un vino da 26 + iva, quindi circa 45 in enoteca e 60+ al ristorante può essere al contempo costosissimo o regalato.

 

Dipende dal campionato che vuole giocare.

 

Potrebbero essere tantissimi soldi per un vino alla prima uscita, sconosciuto, di un produttore non famoso e quindi dal posizionamento ancora tutto da costruire. 

Sono la cosa migliore da fare per chi mette il gusto al primo posto, avendo strumenti e consapevolezza per dire che - al di là del nome, del marchio, della provenienza, del blasone e dei gradi di nobiltà - questo è, senza tema di smentite, uno dei vini bianchi più significativi e incisivi bevuti da inizio anno.

 

 

Si chiama Belrespiro 2021 ed è il Verdicchio di Matelica Riserva di Stefano Zoli.

 

 

Quando si dice che il Verdicchio è uno dei vini/vitigni più grandi d'Italia bisognerebbe pensare esattamente a un vino come questo Belrespiro 2021.

 

Il naso no ha nulla di folkloristico o fantascientifico, parte quasi timido, non sbraita e non ha manie di protagonismo.

 

Nel bicchiere, Belrespiro si muove compassato lasciando intuire tutti quei rimandi che profilano i grandi Verdicchio come anice, timo, santoreggia, finocchietto, poi anche fieno e pera. Ci si diverte tanto ad annusarlo ma è poi al sorso che il vino mette quinta e sesta marcia: consistente, ampio, lungo, calore e freschezza vanno a braccetto con un finale saporito, abbondante, trasversale nel coniugare meravigliosamente profondità, spessore e acidità in perfetto equilibrio.

 

C'è una grazia cristallina che caratterizza un liquido già significativo ora ma che lascia intuire un potenziale di maturazione in vetro che è prerogativa esclusiva di grandi bottiglie che possono sfidare il tempo senza alcun timore.

 

Stefano e sua moglie Melissa questo lo sanno bene perché è qui che voleva arrivare quando si è messo in testa di fare Verdicchio nelle Marche, iscrivendosi a Viticoltura ed Enologia a Bologna quando aveva 28 anni e contemporaneamente inizia a lavorare in Romagna con il Sangiovese. Solo in seguito, dopo aver conosciuto Aroldo Bellelli, stimato agronomo ed enologo marchigiano con una spiccata sensibilità bianchista, avrebbe scoperto il terroir di Matelica fino a decidere di realizzare lì il suo sogno, partendo da una piccola e vecchia vigna dall’altissimo potenziale cui si sarebbe solo in seguito, nel 2022, aggiunta la gestione di 1,8 ettari di vigne di 12 anni in affitto in zona Pagliano.

 

 

Belrespiro 2021 è fatto con uve dalla vigna di proprietà (1 ettaro) con piante di 60-70 anni di età su suolo calcareo e allevamento a doppio cordone speronato. Vendemmia posticipata, fermentazione con pied de cuve e un 10% di massa che macera per 10 giorni sulle uve. L’acidità di partenza è deflagrante e la vinificazione in una vasca di grès preserva il timbro del Verdicchio in maniera importante. Malolattica non svolta per un vino bianco molto, molto serio che è appena arrivato in magazzino.

 

Solo 800 le bottiglie prodotte oltre a 6 magnum che - per conformazione della bottiglia - somigliano più a un missile che ad una bottiglia di vino (non entrano praticamente in nessun frigorifero).

 

Potete non crederci o fidarvi: Belrespiro 2021 è un fuoriclasse assoluto dell'enologia italiana e poco importa che nessuno lo conosca. 

 

 

 

 

Chi lo stapperà avrà ben pochi dubbi.

 

 

Chi lo stiverà in cantina aprendolo tra 5 o 10 anni ne avrà ancora di meno. Non serve essere Nostradamus per capirlo.

 

 

 

 

La dote dei fuoriclasse, appunto.

 

 

 

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