Paolo Brunello (Vignale di Cecilia), la linea più breve tra la zappa e il violoncello

Paolo Brunello (Vignale di Cecilia), la linea più breve tra la zappa e il violoncello

Di percorsi che dalla città tornano in campagna è sempre più ricco il mondo del vino italiano: Corrado Dottori (dagli investimenti al Verdicchio di Cupramontana) e prima ancora Gianfranco Soldera, brunellista sommo in quel di Montalcino dopo un passato da broker assicurativo, hanno fatto un po’ scuola e la storia di Paolo Brunello, 42enne padovano, si inserisce esattamente in questo solco.

Immaginate un violoncellista di musica antica e barocca, mani curate e tocco magico, e ora mettetegli in mano una zappa, una tuta da lavoro e tanti bei filari di vigna intorno. Vignale di Cecilia è infatti la storia di un uomo che abbandona un percorso già scritto sin dalla tenera età per dare nuova linfa ai terreni di famiglia a Baone, sui Colli Euganei, dove nonno Nello tanti anni prima aveva acquistato 4 ettari di terra su cui il padre, in seguito, aveva costruito la casa di famiglia.

Oggi gli ettari sono 12 e poco più di 40.000 le bottiglie prodotte perlopiù con le varietà tipiche della zona: merlot, cabernet sauvignon, garganega, tocai italico e piccole quantità di moscato. Conduzione biologica della vigna e vinificazioni non invasive sono il segno distintivo di una realtà artigianale in cui è bello perdersi per scoprire le sfumature di una zona del vino non troppo battuta e foriera di grandi sorprese.

Dovendo poi segnalare un vino d’ingresso, le opzioni potrebbero essere due: il Benavides, un bianco spiazzante che coniuga l’aromaticità spiccata del moscato e i tratti salini della garganega, oppure il Covolo, 70% merlot e 30% cabernet sauvignon vinificati in cemento e barrique vecchie: un taglio bordolese ormai classico per la zona e soprattutto un vino ideale per il consumo quotidiano, fruttato e molto lineare.

Se passate dalle parti del Monte Cecilia, una deviazione è d’obbligo.

[Foto: Live Wine. Video: il Mattino di Padova]

Condividi