10 motivi per cui è lecito innamorarsi dei vini di Patrick Uccelli

10 motivi per cui è lecito innamorarsi dei vini di Patrick Uccelli

 

Era destino.

 

Dopo un periodo in cui non abbiamo avuto a catalogo aziende dell'Alto Adige, siamo finiti per trovare un produttore autenticamente larger than life: Patrick Uccelli aka Tenuta Dornach.

 

 

Che mito, Patrick!

 

(Qui sotto con la moglie Karoline e la cagnolona Molly)

 

 

Raro caso di giovane cinquantenne che fa vino con un'energia contagiosa e con una quantità di contenuti sovrabbondante.

 

Di ragioni per scoprire Dornach c'è solo l'imbarazzo della scelta ma non è facile metterle in fila.

 

Ecco quindi i 10 motivi per innamorarsi dei vini di Patrick Uccelli in ordine rigorosamente sparso.

 

Scommettiamo che arrivati alla fine non potrete farne a meno?

 

1) Anzitutto, la carta d'identità: “Non nasco in vigna, sono cittadino, nato e cresciuto a Bolzano. Ho due lauree in viticoltura ed enologia e mi hanno insegnato ad intervenire prima che si manifestino i problemi: oggi lavoro in maniera diametralmente opposta. Prima ho studiato medicina, storia e filosofia; sono corsi che non ho terminato ma fanno parte della ricerca su me stesso che alla fine mi ha condotto qui, mi ha riportato alla terra”. Come dirlo meglio di così?

 

2) A beneficio di tutti, ecco un piccolo manifesto produttivo:  Salorno è il comune più a sud dell’Alto Adige, su una collina esposta a ovest, sulla parte sinistra dell’Adige. (...) Non c’è nulla di eclatante nel mio modo di fare il vino, è quasi noioso. Osservo, assaggio tanto, cerco di capire se ci sono problemi. In cantina bisogna saper aspettare, riuscire a tenere sotto controllo le proprie paure. A volte, come nella vita, certi problemi si risolvono da soli. Non serve fare l’università per capire le regole di base per fare il vino; io intervengo il meno possibile, tengo le botti sempre colme per evitare ossidazioni. I ragazzi che vengono per il tirocinio restano delusi: “Tutto qui?”. Come agricoltore, avere la terra e non riuscire a procurarmi da mangiare non mi rendeva particolarmente orgoglioso, mi sembrava una sconfitta avere una monocoltura, essere costretto ad acquistare prodotti di cui non conoscevo l’origine. Oggi riesco a produrmi gli ortaggi, il mais, le patate, la carne, il foraggio per gli animali. Alla monocoltura corrisponde anche un inaridimento dello spirito, con più colture lo spirito si espande, e fondamentalmente la vita è più divertente". In sintesi: "Più colture, più cultura". Riusatela, è gratis.
 

3) Madrelingua tedesco, eloquio torrenziale, sorriso semi-permanente e quel calore dato dall'essere il più meridionale dei bolzanini, l'Uccelli è persona piacevole a tutto tondo (al di là del ruolo). 

 

 

4) Ce n'è per tutti i gusti! "Lavoro sette ettari di vigne, con le varietà classiche della zona: Pinot nero nella parte alta dell’azienda, al centro Pinot bianco e Incrocio Manzoni più alcune varietà resistenti, nella parte inferiore Gewürztraminer. La conduzione è in regime biodinamico e la difesa viene fatta con rame e zolfo."

 

5) Segnatevi questo vino: Cécile Bianco. Per certi versi incarna tutti gli stilemi del miglior Alto Adige classico - profumi, pulizia, pesca bianca, nessun finale amaro e nessuna dolcezza/morbidezza fuori controllo - ma con una sorpresa finale. Trattasi di 70% Bronner e 30% Solaris! Nome in codice: PIWI. What?? (Vedi punto 6...)

 

 

6) A Dornach i PIWI sono di casa. Acronimo dal tedesco pilzwiderstandfähig, letteralmente “viti resistenti ai funghi” cioè nuove varietà (ottenute impollinando viti selvatiche con il polline della vite addomesticata) resistenti alle due malattie fungine più importanti in viticoltura: oidio e peronospora. I PIWI permettono di fare viticoltura con un ridotto, talvolta quasi nullo, apporto di interventi fitosanitari. Tutta la linea Cécile è espressamente dedicata ai vini da vitigni sostenibili. E i tre nella foto sotto sono tutti buoni: Cécile Souvignier Gris 2022 - in mezzo - è un orange da vitigno a bacca rosa, ambrato dal naso di rosa e agrumi, con tannini integrati e una insospettabile facilità di beva, mentre Cécile Rosso è un vino sorprendente. Di un rosso sangue di piccione molto carico, profuma di frutti neri, quasi olive e fiori scuri. Struttura a metà strada tra un Bordeaux e un Montepulciano d'Abruzzo, con tannini fermi e fini, è profondo e sinuoso. Abbaia ma non morde e ha nella godibilità un suo grande pregio. Alla cieca farebbe felice chiunque: 30% Cabernet Cortis e 70% di altre uve non dichiarate. Imprendibile! E consigliatissimo pure lui. 

 

 

7) Veniamo al vero, unico, solo grande problema di Patrick Uccelli: i nomi dei vini. In principio furono i cromosomi, con roba tipo XX, XY... e vabbè. Poi arrivò l'invasione degli ultranumeri, per cui ogni etichetta aveva un numero sequenziale in quanto esemplare unico e irripetibile, senza distinzione di colore, forma, provenienza. I vini quindi si chiamavano semplicemente 1, 2, 3, 4... e siamo praticamente arrivati a... quasi 50! Ora finalmente si vede una luce in fondo al tunnel. I numeri stanno via via scomparendo per lasciare spazio a 3 grandi filoni produttivi, ciascuno associato al nome di un figlio:

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Louis: vini non facili ma facili da bere. Bianco 2021, Pinot Grigio 2022 macerato, Pinot Nero 2022 e Gewurztraminer 2021, con particolare attenzione a questi ultimi due. Gewurz verticale, vinificato in acacia e senza zucchero residuo clamoroso, bello fresco slanciato easy drinkin' e disimpegnato il Pinot Nero. 

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Cécile: i vini da PIWI di cui abbiamo parlato sopra.

 

- Aurélie: vini pensati per l'invecchiamento, cioè un Pinot Bianco e tre Pinot Nero: Vulcano 2021, Sedimento 2022 e il Pinot Nero 15.

 


(Qui sotto i 4 Pinot Nero in ordine di apparizione, da Louis il più semplice al 15 il più ambizioso, passando per due bocce che meritano un approfondimento specifico) 

 

 

8) Due segnalazioni speciali: Aurélie Pinot Nero Vulcano 2021 VS Aurélie Pinot Nero Sedimento 2022.

Vulcano 2021 è molto aromatico, almost new world, uva intera non diraspata, fragole buone buone, acqua di colonia, verticalità ed eleganza con un accento quasi tedesco. Come tutti i vini di Patrick ha nella scorrevolezza un pregio inossidabile.

Sedimento 2022 da Montagna, selezione di PN su calcare, profondo e riflessivo, ciliegia lamponi e una sottilissima riduzione, saporito e succoso, ha una profondità meravigliosa. Sorso slanciato e godurioso. "Quando il sottosuolo conta più della varietà", dice Patrick.

 

9) Nomacorc. Praticamente tutti i vini (non ancora al 100% ma quelli in uscita sì) sono chiusi col tappo sintetico Nomacorc, a base di un polimero espanso (polietilene) di canna da zucchero, sostanza naturale e totalmente riciclabile che dà vita a una chiusura tecnica che conserva il liquido senza contaminazioni o deviazioni.

 

 

10) Dornach è un Alto Adige del vino che ci piace da morire. Patrick è un piccolo grande vignaiolo, fiume in piena di idee e riflessioni, preparato, intelligente, biodinamico laico e lontano da ogni sanfedismo. Lui si prende cura del suolo, di vigne e vinificazioni mentre sua moglie Karoline, biologa, è il cuore pulsante dell’azienda, responsabile di tutto ciò che riguarda la biodiversità all’interno della tenuta, quindi fiori, alberi da frutto, galline e pecore. Oltre ad essere una ottima cuoca. Ma questa è un'altra storia che riguarda la Weinterrasse di Dornach...

 

 

 

Cosa desiderare di meglio?

 

 

 

 


Per info, prezzi e disponibilità, chiedere all'agente di zona o mandare una mail ad info@lescaves.it.


[La foto in copertina è di Mauro Fermariello - Winestories]

 

 

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