Degustazione Les Caves a Milano – un racconto in diretta

Degustazione Les Caves a Milano – un racconto in diretta

Oggi fino alle 19 in Cascina Caremma c’è l’edizione milanese (milanese “ariosa”, come dicono quelli di Milano-Milano, visto che siamo a Besate) della degustazione di Caves de Pyrene. Noi speriamo di vedervi tutti qui. Per chi non potrà esserci, si può comunque seguirci da lontano: abbiamo previsto un racconto in diretta di Sara Porro, che su questo blog collabora già con le interviste ai produttori. Fate spesso refresh alla pagina!

11:00 – Grandi novità stamattina a Milano! E non intendo nemmeno il Sindaco – intendo l’evento. Anche il clima è quello delle grandi occasioni: la campagna risplende di luce e il cielo è uno di quelli che avrebbero ispirato il Manzoni. I banchetti di degustazione sono pronti, il ghiaccio abbonda, gli ospiti cominciano ad arrivare, io ho già ottenuto la maglietta gadget. C’è pure l’hashtag ufficiale, #LessIsMore

11:12 – Dunque, io sono qui per le prossime otto ore, robe da dirette La7 (hashtag #MentanaScansate). Quindi è importante restare idratati.
11:13 – Cosa che qui può però essere pericolosa.
11:15 – Aggiornamento: mi hanno portato dell’acqua.

11:20 – Per chi fosse qui oggi: se mi cercate, sono sottocassa con il deejay (era l’unica presa libera). Venitemi a trovare, portatemi da bere, ditemi che vini avete apprezzato di più. Se non ci sono: come si dice, per scrivere bisogna vivere, quindi ora comincerò il mio giro tra i banchetti.

11:55 – Ho chiesto a Pietro Vergano, patron (insieme ad Andrea Gherra) dello straordinario Ristorante Consorzio di Torino, di accompagnarmi in un giro di degustazione. Mi ha portato da due produttori che ama molto: Dominique Derain, che sta a Saint-Aubin, in Borgogna; e Jean Foillard a Morgon, nel Beaujolais. Forse vagamente intimidito dalla diretta, si è prodotto in una classica excusatio non petita quando mi ha detto “in genere sputo tutto, ma per questi produttori faccio un’eccezione”. Di Derain, abbiamo amato particolarmente il Pinot Nero St Aubin 2014 – “ematico, ferroso” – e il fuoriclasse Gevrey-Chambertin 2014.
Il Morgon 2014 di Foillard è il Beaujolais che ti riconcilia con una denominazione bistrattata, mentre il Côte de Py – che viene dall’omonima area, forse la più vocata per la produzione di Beaujolais – è uno dei vini del cuore di Pietro: quelli formativi, come sapeva suo padre quando gliene regalò sei bottiglie.

12:48 – Il mio secondo cicerone del giorno è Chiara Bordonaro (Enoteca Bordò a Torino), a cui chiedo di scegliere due produttori del suo cuore e di farmeli scoprire. Scelte sicule: la prima tappa è Cos di Giusto Occhipinti, a Vittoria: il vino-feticcio di Chiara è il suo Frappato, fragrante di frutto e di fichi d’india, un’espressione perfetta della Sicilia sud-orientale. Il secondo assaggio è uno Zibibbo in anfora: profumi intensi di menta e timo e gradazione bassissima (10,5 gradi) a dispetto di quel che si pensa comunemente dei vini siciliani. Meno male perché il microclima della Cascina Caremma è ormai quel “Pianura Padana incontra il Sud-est asiatico” che la fine di giugno può regalare nelle belle giornate.
Seconda tappa: Marco De Bartoli a Pantelleria. L’azienda produce vini differenti da due identici vitigni, Grillo e Zibibbo; gli uni con un approccio più “tradizionale” (o forse dovremmo dire “moderno”? Il vino è l’unico settore in cui questi due termini antitetici vengono spesso usati come sinonimi) (è il caldo o la precedente è una riflessione di una certa pregnanza?), cioè controllo della temperatura & acciaio, mentre gli altri – una linea denominata Integer – sono macerati, seppur non arancioni. Chiara, che non è una grande amante dei macerati, dice che questi invece li ama molto: “perché la macerazione non solo non copre l’identità del vitigno, ma anzi offre qualcosa in più: l’identità della terra”.

14:05 – Tocca a Federica Fabi, sommelier del Ratanà di Milano, farmi da guida. Sceglie di assaggiare con me i vini di Poderi Concori, che fa biodinamica in Garfagnana. Federica è “superfan” del Melograno, un Syrah al 100% che di anno in anno diventa più elegante, di speziatura fine, senza assomigliare in alcun modo ai Syrah “bombardoni” (questa invece è un aggettivo del suo produttore, Gabriele Prato). La nuova annata del Pinot Nero – 2015 – nel bicchiere è quasi rosa, e la gradazione è 11,5%. Dice Federica che a volte i clienti sono ancora un po’ diffidenti di fronte ai vini poco alcolici – eppure ormai è mezzo secolo almeno che la bassa gradazione non è connessa a una scarsa qualità, anzi.
(Noi i vini poco alcolici, invece, li amiamo molto – anche perché così possiamo berne di più).

14:46 – Le degustazioni di vino dog-friendly le avevo già viste (e apprezzate). Ma qui oltre a un simpatico setterino che elemosina cibo a chi sta consumando un pranzo tardivo ci sono pure gli indolenti e simpatici maiali della Cascina. W la campagna.

14:51 – Ciò detto, proseguo il mio giro insieme a Cesare Grandi, chef de La Limonaia (link Facebook) a Torino. Sceglie di portarmi da due produttori di vino che per coincidenza conosco bene anche io, e che per lui che ha il pallino delle cose fatte bene sono due punti di riferimenti nella regione. Il primo è Cascina Roccalini: Paolo Veglio è uno dei vignaioli giovani di Langa (qui c’è un bell’articolo di Alessandro Morichetti su Intravino), e il suo Barbaresco Riserva 2011 è così elegante da prestarsi perfettamente anche a un pomeriggio estivo rovente. Due postazioni più in là ci fermiamo da Ezio Cerruti, il cui Sol – un passito da moscato – è stato definito come il vino dolce che piace anche a chi non ama i vini dolci.
Figurarci a noi che, invece, li amiamo fortissimo.

15:30 – Rino Duca, chef del Grano di Pepe a Ravarino, nella profonda Bassa modenese, suggerisce qualche assaggio al banco che riunisce gli Champagne. Facciamo in tempo a bere qualche sorso prima che gli Champagne, tragicamente, finiscano.

15:31 – ALLARME ———- SONO FINITI GLI CHAMPAGNE ———- ATTENZIONE: QUESTA NON È UN’ESERCITAZIONE ———-

16:13 – In altre notizie più felici, si conferma l’esistenza del Molise per il tramite di un Trebbiano di Vinica, azienda sulle colline di Ripalimosani (provincia di Campobasso), che mi è stato segnalato da Fulvio della trattoria Baritlera, in val di Susa.

16:57 – Ho appena avuto una lunga conversazione con Manuel Di Vecchi Staraz, vignaiolo fiorentino ricollocato a Banyuls dove produce ottocento bottiglie l’anno del vino omonimo a Vinyer de la Ruca. Mi ha spiegato che fa tutto senza utilizzo di tecnologia, anche la pressatura è “a piede di donna”. E perché? “Perché a Porto ci sono cantine in cui le donne non sono autorizzate né a pigiare le uve né a entrare in cantina durante la fermentazione, e io allora mi sono inventato di fare l’esatto contrario. Però quando ho aperto agli uomini me ne sono sempre pentito: per pigiare le uve ci vogliono tre ore di lavoro, gli uomini dopo mezz’ora sono stufi, lamentano prurito alle gambe, vogliono un bicchiere di vino, vorrebbero una pausa. Le donne no, sono più concentrate”.
Io sento che questo sarebbe il momento di contribuire qualcosa sulla Perseveranza Archetipica della Donna ma penso che abbia più a che fare con un’abitudine a tollerare il tedio infinito dello step in palestra. Hashtag #JaneFondaBiodinamica

18:21 – Non ci fosse il caldo che si solleva, o le ombre che si allungano sul prato, basterebbero i deejay che hanno messo la musica chillout per indicare che la giornata volge al termine. Io ho trascorso l’ultima ora intervistando i produttori francesi. Mai i miei limiti linguistici mi appaiono tanto clamorosi come quando mi mancano le parole giuste per commentare con altrettanta energia le uscite dei miei interlocutori: nello specifico, Jean Foillard – i più attenti lo ricorderanno per i suoi Beaujolais, con cui abbiamo cominciato la giornata di degustazione – mi ha detto: “Il problema del mondo del vino naturale, e la ragione per cui ci sono in giro così tanti vini con difetti, è che in molti sembrano pensare che per fare vino a questa maniera non ci sia bisogno di fare nulla. Invece è proprio il contrario: si lavora molto di più”.

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