Trattasi di vino superbo: Dogliani Sup. Vigne Dolci 2016, San Fereolo

Trattasi di vino superbo: Dogliani Sup. Vigne Dolci 2016, San Fereolo

Quello di Nicoletta Bocca è un percorso umano e professionale* i cui esiti sono evidenti a tutti i cultori del vino che incarna a pieno lo spirito Caves. San Fereolo a Dogliani è una enclave unica fatta di agricoltura ragionata (biodinamica) e vinificazioni dal rigore al contempo sorprendente, spontaneo e clamorosamente espressivo. Tralasciando per un attimo le prove decisamente convincenti su barbera, nebbiolo e uve bianche, è sul Dogliani 100% dolcetto che Nicoletta si è andata qualificando, negli anni, come una delle interpreti più coinvolgenti. Se sul San Fereolo la sfida all’invecchiamento è stata vinta con pieno successo, permettendo oggi assaggi di bottiglie con 10 o 15 anni che si smarcano in qualsiasi panorama per integrità e vigore, è con il Valdibà che Nicoletta ha per anni rappresentato al meglio la versione “annata” dei grandi Dogliani, tutto succo, marasca e tannino ammandorlato. Vino da enciclopedia delle denominazioni.

Solo da quest’anno, però, nella linea aziendale è comparsa una etichetta che ci ha letteralmente entusiasmato: è il Dogliani Sup. Vigne Dolci 2016, così chiamato perché proveniente da viti che crescono a Rocca Cigliè su terreni della antica formazione di Murazzano. Vinificato ed affinato in acciaio, a marasca e durone unisce al naso delle note particolarissime di anice stellato e chiodi di garofano che lo rendono letteralmente irresistibile nonché dalla bevibilità contagiosa. Vini squisito, tonico, dal centro bocca articolato e dinamico a rappresentare una versione di Dogliani dall’equilibrio magistrale. Vino del cuore per direttissima. Provatelo anche voi perché tanta bellezza va necessariamente condivisa.

*“Ho cominciato questo mestiere agli inizi degli anni novanta cercando di imparare dai miei vicini tutto quello che potevo. Arrivavo da Milano e non sapevo nulla della campagna, ma mio padre ha sempre amato bere bene e ogni anno ci portava tutti in Langa – terra che custodiva memoria della sua storia partigiana – per farci capire come stavano le cose. Pranzi e bevute memorabili, gli acquisti rituali di tume, tartufi e vini, la conoscenza con i produttori. Al vino sono arrivata prima come bevitore e questo non l’ho mai dimenticato, quindi mi sono rimaste impresse le qualità che un cliente affezionato può cercare in un vino: durata nel tempo, tenuta a bottiglia aperta, consistenza, eleganza e verità. Con il tempo, mano a mano che imparavo il mestiere ho cercato di ritagliarmi uno spazio interpretativo mio, di trovare una corrispondenza fra il carattere che ho e quello che facevo, di dare uno spessore e un senso alla frase ‘vini con personalità’. Spero di aver trovato la giusta strada.”

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