Gabriele Morra | Tutta colpa del ristorante, Stefano e l'altro Gabriele

Gabriele Morra | Tutta colpa del ristorante, Stefano e l'altro Gabriele

 

Tutta colpa di quel vino al ristorante. È così che si sono conosciuti Stefano Campaniello e Gabriele Testa.

Nella ristorazione da sempre, Stefano era responsabile di sala in un posto che aveva Gabriele come cliente: “Scommetti che riesco ad indovinare il tuo palato?”, dice un giorno Stefano. Sfida vinta.

 

Ho delle vigne che erano di mio nonno”, gli racconta Gabriele, e Stefano lo incalza: “Perché non mi affitti dei filari per iniziare a fare vino?”. Qui inizia l’avventura di un tandem ben assortito che inizia a lavorare vigne di proprietà nel Roero e in affitto tra Barbaresco e Neive: così nasce Morra Gabriele, già Pautasso Vini dal 1880.

Il Gabriele Morra dell’etichetta era il nonno dell’odierno Gabriele, aveva rilevato proprio dai Pautasso anni addietro una di quelle vecchie, tradizionali cantine piemontesi – poi chiusa nel 1984, mantenendo le vigne - e, solo nel 2013, le due anime dell’impresa attuale si conoscono. 

 

Fonte di ispirazione e motivazione, il bellissimo libro “Gli Ignoranti” di Étienne Davodeau, frutto della collaborazione tra un fumettista e un vignaiolo biodinamico della zona di Anjou. Una storia che racconta molto anche la filosofia di Gabriele e Stefano. Che sono loro (Gabriele a sinistra, Stefano a destra).

 

 

Dopo una prima vinificazione nel 2012 con uve provenienti dal comune di Barbaresco, nel 2013 inizia l’affitto di sei filari nel cru Ovello (0,3 ha esposti ad Ovest, proprio all’ingresso di Barbaresco), cui a fine 2014 si aggiungono 7.500 mq ai Fausoni di Neive, poi arrivati a 1,05 ha attraverso una parte di Chardonnay in affitto nella vigna adiacente.

 

Nel novembre 2018 si sono aggiunti altri 1,20 ettari del cru Ovello in sottozona Bernino, con esposizione ad Est, proprio di fronte a Gallina ed Albesani di Neive. A fine 2021 si aggiunge l’affitto di mezzo ettaro della vigna Starderi a Neive – esposizione Sud-Ovest, vigne di 40 anni, prima vendemmia nel 2022 – portando a 3,05 gli ettari complessivamente lavorati in zona Barbaresco.

 

 

Da dove iniziare, quindi, per conoscere l'azienda? 


 

Proviamo! Due vini.
Un classico e qualcosa di insolito, entrambi su base Nebbiolo.


 

Foravia - giustappunto “fuori dagli schemi” in dialetto piemontese - nasce per gioco e per sfida col desiderio di dimostrare quanto ci si possa divertire con il Nebbiolo. Prodotto con un 60% di uve a grappolo intero partendo da una selezione dei grappoli (grazie alle buone esposizioni ad Est), è un Nebbiolo meno tannico, meno potente, meno austero, da bere in spensieratezza. “Nel raspo c’è il potassio. Il potassio cosa fa? Dà rotondità al vino”. E non appena assaggiato Foravia è tutto immediatamente chiaro. Fermentazione con macerazione carbonica parziale a vasca aperta, cemento e poi maturazione in legno piccolo esausto per 8 mesi. L’aromaticità del naso è come un valzer primaverile, che poi in bocca diventa quasi un tango argentino, tanto il sorso è largo, fruttato e croccante. Un vino che fa venire tanta voglia di ballare.

 

 

Il grande classico invece può e deve essere l'ottimo Barbaresco aziendale. 

 

Vino-bandiera dell’azienda, permette di “giocare” con le esposizioni del comprensorio barbareschista a seconda dell’annata, scegliendo di volta in volta le uve più sane e mature.

 

Da vecchie vigne di 60-70 anni, fermentazione in acciaio a cappello sommerso con macerazione sulle bucce di circa 4-5 settimane, poi un anno e mezzo di maturazione in botte grande. Un vino avvolgente, tutto da seguire nella sua evoluzione. Materico, complesso, ha stoffa e carattere. Il naso riporta ad un ricordo tangibile: la terra autunnale di Barbaresco, quando la campagna comincia a riposare dopo gli sforzi della vendemmia. Fiori appassiti, lamponi maturi e tanti mirtilli. Il tannino delicato e la tensione in bocca, elegante ma ben sorretto.

 

 

 

I prezzi?

 

Super!!!!

 

 

 

 

Per tutti i dettagli, scrivete pure ad info@lescaves.it.

 

 

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