Conversare qualche ora con Thierry è illuminante, apre porte di ragionamento, laddove fare vino è agricoltura ma anche socialità, filosofia, umanesimo e rilettura del sistema economico.
In questo, la Valle della Loira, fuori dai radar rispetto a Bordeaux e Borgogna, ha offerto un terreno fertile per fare grandi vini senza dover ipotecare l’anima. Germain ne è un perfetto esempio: pioniere della biodinamica, oggi è un punto di riferimento per una nuova generazione di vignaioli, che aiuta concretamente nella fase di avvio.
E pensare che tutto iniziò un po' per caso nel 1991.
A soli 23 anni, un giovane bordolese di origine puntava all’Ungheria ma finì per mettere radici nella Valle della Loira, dove accettò di gestire il Domaine des Roches Neuves, all’epoca di proprietà di una filiale bancaria.
Il patto? Dopo vent’anni di lavoro, avrebbe potuto comprarlo a un prezzo già stabilito. All’inizio fu accolto con lo scetticismo riservato ai “figli di papà”, ma nel giro di poco tempo dimostrò che dietro i modi eleganti c’era una visione concreta e rivoluzionaria.
Con passione, rigore e un tocco di follia, Germain trasformò il Domaine in una delle realtà più brillanti della Loira, - oggi costituita da 61 parcelle distribuite su 28 ettari - capace di rivaleggiare con il leggendario Clos Rougeard.
A ricordarcelo è stata una lineup di 6 Magnum, tutte con qualche anno sulle spalle, a partire da un Saumur 2021 L'Échelier semplicemente splendido: paglierino brillante, naso freschissimo, timido e stratificato tra timo, limone e un profluvio di erbe aromatiche e dal sorso ricco e di grande slancio.
Nessuna imprecisione a testimoniare una vinificazione eccellente da uve eccellenti in una grande annata, molto tipica della Loira e capace di restituire un grande credo di Thierry: "Insieme a Riesling e Savagnin, lo Chenin è una delle più grandi uve bianche del mondo".
Per L'Échelier 2021 è stata solo la potentissima riconferma di una versione che definimmo "monumentale". |