I riassaggi a distanza di mesi o anni riservano sempre sorprese ma in questo caso si tratta di una riconferma tonante. Ormai terminato da tempo, Goustan di Val Frison sboccato a novembre 2014 si è dimostrato per quel che era: un fuoriclasse. Ce ne eravamo accorti noi e se ne era accorto anche il panel di “Le migliori 99 Maison di Champagne, Ed. 2016/2017”, che lo immortalò con una scheda epica:
Siamo veramente affascinati da questo approccio olfattivo che coniuga mirabilmente la potenza, la croccantezza, l’eleganza, con una riconoscibilità varietale impressionante ove un enorme cesto di fiori blu e frutta varia lascia il suo profumo nel bicchiere, la terra viene fuori e si unisce a un’idea di carnalità e voluttà che ci trascina in un assaggio pieno, ricco di succo e materia, scolpito nell’acidità, incredibilmente complesso e sfaccettato e, al tempo stesso, semplice e bevibile, cosicché mentre t’attardi a scoprire tutto ciò che ha da dirti, te lo bevi e te lo ribevi. La quarta dimensione.
Ebbene sì. C’erano una volta gli Champagne di Maison, elaborati e pensati per tenere fede ad uno stile aziendale che fosse riconoscibile e costante anno dopo anno, Champagne in cui dosaggio e assemblaggio di parcelle diverse sono gli strumenti nelle mani di sapienti chef de cave. Poi, solo più tardi, sono arrivati gli Champagne dei Récoltant Manipulant come Valerie Frison, che derivano da tutt’altro concetto: massima attenzione alla valorizzazione della vigna, rispetto del millesimo, dosaggi azzerati, in pratica esaltazione delle differenze territoriali più che formalizzazione di uno stile. (Per una lettura approfondita, ecco l’articolo che fa per voi, scritto da Fabrizio Pagliardi: Che cos’è oggi lo Champagne. Un racconto zippato dagli anni Settanta ai giorni nostri)
Il vino ci ha rapito e, se lo trovate in carta al ristorante, prendetelo assolutamente perché vi farà godere di brutto. Queste le nostre note di assaggio.
Giallo che già al colore si smarca dai classici Champagne di maison, colore quasi Fanta.
Il naso è insolito, bello, originale e centratissimo: marzapane, salmastro, quasi ostrica, agrumato pazzesco di pompelemo e lime, buccia di kiwi, addirittura yuzu (per chi bazzica i ristoranti giapponesi, agrume che riesce a dare il dolce pur avendo una parte acida consistente), bellissimo, intrigante.
Champagne dissetante, asciutto ma non scheletrico: polpa e sostanza compiute e freschissime.