Mai dimenticare i classici

Mai dimenticare i classici

 

Se sei sempre in cerca di novità qui c'è qualcosa che fa per te per il motivo esattamente opposto: mai dimenticare i grandi classici.

 

Tra i tanti, lunedì scorso in occasione di Vini alla Fonda - degustazione biennale organizzata da Andrea Scattolin - ne abbiamo trovati almeno tre assolutamente imperdibili.

 

 

Chi non li conosce?

 

 

Lo Schioppettino 2018 di Bressan, per esempio.

 

Un rosso riconoscibile anche in mezzo a mille tanto è unico e distintivo. Al naso, un tripudio di pepe di tutti i colori dall'intensità quasi intossicante che non ha eguali al mond: per gli appassionati di spezie potenti è il non plus ultra. Poi ci sono anche mora, lampone maturo, mirtillo, genziana e corteccia ma il tratto dominante è questo profilo intimamente e prepotentemente pepato che fa da preludio a un sorso saldo e "solido" mai greve, dal tessuto vellutato eppur fresco. Si odia o si ama, un po' come il Fulvione nazionale.

 

 

Secondo banco d'assaggio.

 

Nel capitolo dei grandi bianchi italiani, il Fiano ha un posto speciale e tra i grandi Fiano non può mai mancare il Particella 928 di Cantina del Barone, cioè Luigi Sarno.

 

Luigi, fin dai tempi dell'Università, è il "fianologo" per eccellenza, e non a caso oggi produce praticamente solo due vini ed entrambi a base Fiano (il terzo è Zero Contatto, pochissime bottiglie di un vino rosa dal poco Aglianico aziendale). Particella 928 è la sua selezione e questo 2021 fa seguito ad un monumentale 2020 di cui riprende i tratti con un quid di chitarra distorta in più.
 

Metteteci il naso dentro e direte Fiano dopo un massimo di 5 secondi netti. Agrume selvatico, farina di castagne e un fondo di torba disegnano un profumo incredibilmente caratteriale. A volte anche troppo, ma questa è una bottiglia del cuore e risulta difficile non avvicinarsi con gli occhi dell'amore. 

 

E questa è la fotografia che ne ha fatto Paolo De Cristofaro, esperto sommo di vini campani e non solo.

 

"Rispetto al buonissimo inclusivo 2020, qui torniamo su un terreno decisamente più scivoloso dal punto di vista grammaticale e stilistico. Un 2021 che pare fatto apposta per far discutere ad oltranza Panda e Castoro.

Dottor Panda avrebbe legittimamente da obiettare sulle sensazioni da Lambic, Sidro e Calvados, forti e chiare, come nelle versioni più scapigliate del Particella 928. Al che Professor Castoro altrettanto legittimamente ribatterebbe che si accolla stravolentieri le derapate free jazz punk inglese, piuttosto che ingurgitare l'ennesimo Fiano appiccicoso fotocopiato con lo stampino. Allora dottor Panda direbbe: ma la tendenza ossidativa... E Professor Castoro risponderebbe: si, però il sapore... E così all'infinito.

Io, da parte mia, dico che continuo a preferirlo in modalità 2020, ché qua c'è gente che la mattina inizia a lavorare presto e ha bisogno di dormire e provateci voi a prendere sonno con questi che discutono fino all'alba, quando Professor Castoro in fame chimica microonda tre scatole di Sofficini e Dottor Panda tutto tumefatto inizia a tempestare Gessica di messaggi.

Ma comunque, al di là di tutto, resta uno di quei pochi bianchi campani che, discutendo discutendo, litigando litigando, la bottiglia ce la finiamo sempre io, Dottor Panda e Professor Castoro. Ma comunque, al di là di tutto, ce ne vorrebbero tanti di più dalle mie parti, anche per chi legittimamente non li vuole così. Ma comunque, piuttosto dell'apatia mortificante in cui stagna da un bel po' la mia Irpinia: meglio anche due dita nella corrente e una scossa a 300 Volts
."

 

 

Vini dolci, questi sconosciuti.

 

Ce li siamo un po' dimenticati perché spesso non rientrano nei profili che preferiamo ma a volte sono davvero un toccasana, un balsamo per lo spirito e un modo eccezionale di terminare il pasto. 

 

Tra i tanti, un posto speciale spetta sempre a Sant'Ulderico 2015, il Recioto della Valpolicella Classico di Monte Dall'Ora. Come ci raccontava Carlo Venturini qualche giorno fa: "Per una bottiglia da mezzo litro di Recioto vengono sacrificate due bottiglie di Amarone. È il nostro vino più importante, è il vino della festa. Un grande produttore della Valpolicella lo riconosci dal Recioto." 

 

Le uve (50% Corvinone, 20% Corvina, 20% Rondinella, 10% Croatina, Molinara e Dindarella) raccolte a settembre, sono messe ad appassire in fruttaio per 4 mesi per poi essere vinificate a febbraio: 15 giorni di macerazione, fermentazione spontanea poi maturazione in botte piccola di rovere francese per 36 mesi.

 

Il risultato è una combinazione magnetica di frutta scura, spezie, marmellata di prugne e mirtilli in cui morbidezza e acidità viaggiano perfettamente equilibrate con un finale avvolgente che cancella quasi completamente il desiderio di bere altro immediatamente dopo. Vino da formaggi erborinati o pasticceria seccca ma va benissimo anche da solo, salvo poi scoprire che il terzo sorso è quasi una necessità e che mezzo litro è un formato adatto a non troppi commensali.

 

 

 

 

Ma poi, che prezzi!!!!

 

 

 

In enoteca, mediamente...
Schioppettino: 50 euro

Particella 928: 29 euro

 Sant'Ulderico: 60 euro

 

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