Agosto è il mese perfetto per assaggiare qualsiasi vino di Natalino Crognaletti (aka Fattoria San Lorenzo)

Agosto è il mese perfetto per assaggiare qualsiasi vino di Natalino Crognaletti (aka Fattoria San Lorenzo)

Per chi non lo conosce è Fattoria San Lorenzo, gli aficionados parlano di Natalino Crognaletti, per gli altri è solo e semplicemente Natalino, “la bestemmia più veloce del west”.

Natalino è un mito praticamente in tutto, piccolo e saettante, ha una risata capace di riempire mezzo padiglione al Vinitaly (minuto 4:40 del video sotto) ma dietro ai modi guasconi la verità è che Natalino sa il fatto suo. Bianchi d’annata o con un decennio sulle spalle, rossi facili o rossissimi da invecchiamento, il Crognaletti di Fattoria San Lorenzo con le sue batterie da una decina di vini non passa mai, proprio mai, inosservato: se vedete una coda, dietro al banchetto c’è lui.

“Il vino non deve piacere a tutti, quello che conta è che sia fortemente riconoscibile”: la lunga (e bellissima) documentazione video raccolta qualche anno fa da Mauro Fermariello su Winestories è molto attuale e dipinge in maniera nitida un produttore a cui siamo particolarmente affezionati. Natalino beve tutti i vini che produce ed ama giocare col rischio quando è calcolato. Un esempio su tutti: l’acidità volatile.

La volatile non è solo quella cattiva, di origine batterica, figlia di uve ammaccate o di cantine sporche, che dà smalto e aceto. Ce n’è anche una che definirei benigna, che dà freschezza, balsamico, spinta al palato. Ma devi saperci lavorare. Non è facile, ma se lo sai fare a livello organolettico ti sostituisce il malico. Il problema anche qui è la burocrazia: in commissione di degustazione per l’ottenimento della doc, il San Lorenzo 1997 [strepitosa selezione di Verdicchio venduta dopo 10 anni, ndr] fu bocciato perché valutato ruvido al naso e torbido alla vista. Mi dissero che avevo dimenticato di fare la chiarifica, e che avrei fatto bene ad affidarmi ad un enologo. Devo commentare?

[Estratto di un’intervista concessa a Francesco Annibali su Cucchiaio.it]

Difficile consigliare un percorso di lettura per esplorare l’universo di Fattoria San Lorenzo ma ci proviamo pescando due etichette davvero indicative.
Quella d’ingresso, anzitutto: … di Gino … è probabilmente l’etichetta più venduta di tutto il catalogo Les Caves. Verdicchio dei Castelli di Jesi da vigne giovani, con meno di 10 anni, matura sui lieviti in cemento per sei mesi poi va in bottiglia ed è il primo ad uscire. Accessibilissimo, dalla tipicità devastante e a trazione artigianale, è impossibile non ordinarne una bottiglia quando presente in carta.
Come seconda opzione, invece, provate Paradiso! Da uve lacrima – quindi grandissima aromaticità – matura 5 anni in legno e acquisisce una complessità ammaliante. Vino floreale (rosa rossa, rosa bianca, rosa blu) più che fruttato, è irriconducibile a qualsiasi altra tipologia, sebbene alcuni odori ricordino il Ruché piemontese, e rimane piantato in testa per un profumo di ammaliante sensualità. Buonissimo!
In mezzo, tra Le Oche, Campo delle Oche, Il San Lorenzo (bianco), Rosso Piceno Di Gino, Burello, Rosso Conero Artù, La Gattara, Il Solleone e Il San Lorenzo (rosso), c’è davvero da sbizzarrirsi.

Se non avete già iniziato il viaggio, benvenuti a Fattoria San Lorenzo!

[Foto e video di Mauro Fermariello – Winestories]

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